Henri Cartier-Bresson |
In questo romanzo breve, Irène Némirovsky descrive
turbamenti di una ragazzza nel passaggio dall'infanzia
all'adolescienza. Antoinette è una giovane che inizia ad aprirsi al
mondo, sognando l'amore romantico e il luccichio delle feste; ma i
desideri sono offuscati dalla gretta realtà del suo corpo che, preda
dei mutamenti dell'età, non sembra più appartenerle.
Il racconto, probabilmente
in larga misura autobiografico, lascia sullo sfondo questa
materialità non voluta per concentrarsi invece sugli aspetti
psicologici della crescita. Lo stile lucido e moderno dell'autrice
gioca su una struttura essenziale, che contrappone le emozioni della
protagonista a quelle di sua madre.
Rosine e Alfred Kampf sono
due nuovi ricchi e la relazione coniugale sembra incrinarsi davanti
alla necessità di mantenere una facciata che conceda loro una certa
visibilità in un quartiere della Parigi novecentesca. Il contegno di
fronte ai vicini e alla servitù ha il sapore fasullo della posa
aristocratica e, quando decidono di dare una festa nella grande casa
comprata quasi miracolosamente con i proventi della speculazione
finanziaria, scrivono inviti a tutti gli individui più influenti,
nobili e chiacchierati dell città.
L'attesa dell'evento
scuote tanto la madre quanto la figlia perché corrisponde a un
debutto, rappresenta l'ingresso in una società dalla quale entrambe
si sentono escluse, ma mentre per Antoinette quest'impressione è
soprattutto soggettiva e idealizza il concetto della Morte associato
alla Bellezza, la donna esterna la sua ansia e il suo bisogno di
successo nei meticolosi preparativi per il party. Per lei si tratta
dell'oppurtunità di vivere una seconda giovinezza immersa nel lusso
frivolo e mondano che aveva sempre sognato. La fame di successo
offusca ogni altro istinto, compreso quello materno: quella che ieri
era una bambina da coccolare oggi è un peso che deve sparire in modo
che tutto sia perfetto e gli ospiti non siano imbarazzati.
Di fronte alla freddezza
formale della madre, Antoinette è addolorata fino a raggiungere una
forma d'amore che confina con l'odio e che si manifesta con l'impuso
di compiere un "gesto selvaggio" e distruttivo. Spinta
dall'idea di vendetta, straccia i biglietti destinati agli invitati e
li getta nelle acque scure della Senna. È
l'immagine più potente dell'intero testo, sintesi metaforica della
fugacità dell'esistenza: le buste accartocciate e poi ridotte in
coriandoli, vengono inghiottite dal buio mentre intorno brillano le
luci della famosa Ville Lumière.
Numerosi personaggi dai
tratti ben delineati fanno da corollario al nucleo narrativo
costituito dalla tensione madre / figlia. Innanzi tutto Alfre Kampf,
il padre, che interpreta la fatica dell'ascesa sociale in una
versione tipicamente maschile. Secondo la sua visionedelle cose, la
ricchezza improvvisa si accompagna alla presenza di una bella moglie,
ornamentale ma non sostanziale, che si deve far sentire il meno
possibile e parlare solo per luoghi comuni. Per il resto, l'uomo
appare quasi come un'ombra, con le caratteristiche del grigio
bancario borghese in un contesto nel quale i soldi contano più dei
sentimenti e il cuore s'inaridisce.
E poi ci sono le due
istitutrici di Antoinette, "l'inglesina" Miss Betty – che
pare meritare considerazione solo in virtù della sua nazionalità –
e la signorina Isabelle. Quest'ultima è il complemento perfetto che
integra sia la figura di Rosine sia quella della figlia. Da un lato i
baci tra l'insegnante di pianoforte e il suo "amante"
scatenano l'azione ribelle di Antoinette e, in maniera quasi
antitetica, i commenti pungenti della donna sembrano umiliare ancora
più profondamente la padrona di casa ferita dal fallimento della
festa.
Ovviamente, infatti,
all'ora stabilita nessuno si presenta alla porta e l'inutilità delle
sale pronte per il ricevimento riecheggia la futilità ingiusta di
una recita collettiva in cui persino i camerieri – ultime comparse
di un dramma tragicomico – abbandonano il loro ruolo per
dimostrarsi vilmente umani.
Il finale è una piccola
perla d'equilibrio: di nascosto, Antoinette spia la disfatta della
madre, la vede far cadere la maschera, e sciogliersi, e così
riconquista un briciolo dell'affetto perduto in un abbraccio che è
dettato esclusivamente dalla voglia di protezione tardiva. Non c'è
calore di un questa vittoria meschina: la protagonista ha completato
il suo personale rito di passaggio, è emersa dall'angolo nel quale
era stata relegata e ha raccolto l'eredità di una persona ormai
sfiorita ma la trasformazione genera una pietà transitoria e
artefatta, anche se apparentemente sincera.
Marc Chagall |
L'opera di Irène
Némirovsky – ebrea ucraina emigrata a Parigi per sfuggire alle
persecuzioni razziali solo per poi cadere vittima del nazismo - è
stata riscoperta solo di recente dal grande pubblico e comunque si
colloca ancora in una sfera di nicchia per estimatori. Sarebbe
limitativo rubricare l'autrice sotto l'etichetta del femminismo:
certamente in Antoinette si leggono i prodromi dell'emancipazione di
genere e il gesto di distruggere le lettere che le erano state
affidate potrebbe essere interpretato come una rottura definitiva con
il canone che voleva la donna sempre remissiva e inquadrata nelle
regole vigenti. D'altronde siamo nell'epoca in cui le rivendicazioni
delle donne prendono corpo e spessore letterario un po' in tutto il
mondo e Virginia Woolf scrive "Una Stanza tutta per Sé".
Nella Némirovsky, però, si respira il cosmopolitismo dei salotti
parigini e, in controluce, si delinea lo sforzo di affermazione degli
ebrei della nuova classe media. In questo senso, "Il Ballo"
anticipa i duri temi affrontati in "David Golder" –
pubblicato un anno dopo con gran plauso della critica – ma qui la
critica all'etica del denaro assume sfumature prettamente femminili
che si avicinano alle pagine di Colette o di Georges Sand lasciando
sullo sfondo gli argomenti tipici del romanzo yddish mitteleuropeo
per favorire la chiarezza dell'analisi psicologica di ciascun
personaggio e il bilanciamento di uno stile cesellato che forse
riecheggia Flaubert..
Tornando a spostare la
latitudine geografica ma mantenendo il medesimo asse cronologico, si
potrebbe accostare questo testo ai racconti della scrittrice
statunitense Dorothy Parker che, descrivendo la vita mondana degli
affollati salotti della upper class, riporta alla stessa sensazione
di vuoto emotivo.