Dopo “Barbablù”, colta favola sul piacere sensoriale, Amélie
Nothomb torna a un genere che le è particolarmente congeniale: il journal
intime. In queste pagine, l’autrice visita il Giappone dopo sedici anni di
assenza e riscopre i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza, profondamente
mutati dal corso del tempo. La realtà e la memoria si sovrappongono in un
quadro d’insieme che spesso lascia spiazzati, mostrando i segni delle tragedie
personali e naturali che definiscono la geografia del territorio, con il
fantasma di Fukushima a marcare il presente. Lontano dall’aspetto tangibile, il
Sol Levante deposita nel cuore una serenità, una “Nostalgia Felice” che dà
origine a una narrazione così privata da sembrare inavvicinabile. Tuttavia, la
scrittrice belga riesce sempre nell’arduo compito di “raccontare l’indicibile”
con le sue piccole epifanie, attraverso il dono della brevità di frasi che
sbocciano come aforismi rivelatori. Tornano i protagonisti che i lettori
avevano già conosciuto nei precedenti libri e che potrebbero diventare
personaggi straordinari in una storia più lunga e immaginifica, se sono fossero
bloccati dal vincolo della veridicità: la tata che è stata come una madre – ora
rifiutata dalle figlie – e poi Rinri, il fidanzato giapponese abbandonato a
vent’anni, simbolo dell’amore idealizzato. A differenza di un comune diario di
viaggio, qui il percorso è soprattutto interiore e quindi non coinvolge solo i
luoghi, ma anche la partenza e il ritorno, che i globe trotter-cronisti spesso
trascurano pur essendo fasi fondamentali nell’elaborazione soggettiva
dell’esperienza.
giovedì 19 giugno 2014
DOOMBOY Tony Sandoval
Chi è “Doomboy”? Nessuno lo sa. È il protagonista di una
trasmissione live, arriva per caso sfidando le onde del mare. Nello stile e nel
linguaggio di Tony Sandoval si nota l’epica consonanza tra aria e acqua, tra
vento e onde. Il parallelo si manifesta attraverso la forma eterea dei
principali personaggi femminili: Anny, la fidanzata scomparsa e trasformata in
uno spirito dell’oceano; Nuria, la venditrice di stelle che è anche simbolo
della fantasia; e poi Mina – la seducente leader di una band alternativa – che
qui dipana il filo di un racconto-intervista. Sulle frequenze di una
radio-fantasma, convogliate da un’antenna amatoriale – che cattura gli elementi
come il parafulmine del dottor Frankenstein convogliava l’elettricità – si
sentono suoni che hanno un’anima e riccioli della Natura selvaggia si attaccano
alla chitarra in fiamme, risvegliando visioni oniriche e acquerellate, in contrasto
con i colori scuri dei locali notturni. In queste tavole, quelli della mia
generazione potranno trovare tracce di “La Sposa Chiocciola”, capolavoro
dimenticato dell’illustrazione di Zhenli Jiang e persino una citazione di
mitologia norrena, nella descrizione visiva della tempesta. Le emozioni
erompono con violenza fisica perfetta, sia nelle session sia nelle risse, come
in una logica mutazione del disagio espresso nelle canzoni metal che il lettore
non può ascoltare né conoscere. Questa mancanza voluta non è un limite, ma anzi
amplia le possibilità di un’identificazione soggettiva variegata, molto
evidente nei diversi “omaggi” pubblicati a fine volume. Le performance sulla
spiaggia non sono organizzate per ottenere notorietà: sono un modo per chiudere
i conti col passato, ma la musica lenta e pesante diventa una leggenda tra i ragazzi
di un quartiere popolare, un luogo che potrebbe essere la Città Immobile dei
libri di Efraím Medina Reyes o la frontiera di Gabriel Trujillo Muñoz, dove
l’indifferenza dei corvi nel cielo giallo sembra un’allusione ai codici non
scritti delle periferie. Il piccolo mondo interiore di D si somma a quello dei
suoi amici, ognuno alla ricerca di se stesso, in un mosaico di segreti e
aspirazioni che spiega l’insicurezza della crescita e la forza dell’amicizia.
mercoledì 4 giugno 2014
ISSUN BÔSHI Icinori (Orecchio Acerbo)
Orecchio Acerbo, 32 pp. (ill.), 18€
E per finire ...
Un'immagine alternativa disegnata dagli Icinori per la rivista DADA
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