Feltrinelli, 147 pp., 16 €
“Le Reputazioni” è un romanzo di presenze illusorie in cui i
personaggi si costruiscono grazie all’interpretazione e non al dato oggettivo.
In questo gioco, i nomi sono importanti ma allo stesso tempo secondari perché
le identità si confondono, nascoste dietro il pennino o dietro al vetro di una
sala di doppiaggio. Dalle pagine del giornale, le caricature di Javier
Mallarino sono diventate la voce della Colombia, l’unica bussola – tagliente e
ironica – per una realtà fatta d’inganni. Nei ricordi del disegnatore, i piani
temporali s’intrecciano secondo una trama che ripercorre un passato incerto per
trovare chiarezza nel futuro. Le vignette hanno una forma diretta e un
linguaggio non immediato che riporta in qualche modo proprio alla poesia e
Ricardo Rendón come Silva o come Antero de Quiental.
Parole e tratti hanno il
potere di plasmare l’opinione pubblica e di modificare la vita dei singoli
individui, entrando nel racconto degli episodi privati e cambiandoli
dall’interno: le immagini giungono rapidamente, si formano nel cervello,
prendono corpo sulla carta e, come animate da una firma, si trasformano in
qualcosa di reale e si muovono insieme alle persone e con il loro autore per le
strade della città. Il dubbio genera gli scenari possibili in un processo che ha
lo stile analitico di McEwan e la raffinatezza di Marías, senza lo stesso
compiacimento colto della citazione farraginosa. Ogni elemento ricade in una
precisa economia che fa iniziare la ricerca del protagonista con la comparsa
improvvisa di una donna. Samanta Leal rievoca i frammenti di un evento shoccante,
che il tempo e l’oblio avevano rimosso.
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