INSIDE MAN di
Spike Lee è un buon polizesco tirato, carico d’azione ma che risente un po’
(forse volutamente) dei cliché di genere, anche per via della fotografia con le
luci virate ai toni freddi come in “C.S.I N.Y.”. Una rapina in banca: nel come
c’è l’intoppo; e forse anche anche nel cosa dato che non è ben chiaro fino alla
fine. Si parla di soldi ovviamente ma solo per inciso perché il vero obiettivo
pare essere un altro: un fascicolo che coinvolge il fondatore della banca in
loschi traffici con i naziati per lucrare sui diamanti delle famiglie ebree. Un
peccato lontano ma, una volta venduta l’anima è impossibilw sfuggire ai propri
peccati. Esattamente come avveniva in “Dolls” di Takeshi Kitano o nel
Padrino - citato da Lee .
Il meccanismo
interessante, che rende TUTTI SOSPETTATI,
è che i rapinatori fanno indossare agli ostaggi delle tute e delle
maschere come le loro in modo da confondere le acque anche per lo spettetore,
che poi ascolta le interviste dei singoli presenti e si fa un’idea insieme agli
inquirenti. Il Deteective fraizer si ritrova a fare da nediatore (e Danzel
Washington è un ottimo interprete di film di questo tipo) tra i criminali e le
istituzioni mentre la società in toto sembra essere in discussione.Nel 2006, con i presupposti della crisi già
chiari, il sistema finanziario appare corrotto fin dalle fondamenta e i
cittadini non possono essere moralmente diversi dagli aggressori, che allora
smettono di essere perseguibili. Un’ottima Jodie Foster nella parte dell’algida
Miss White, che lavora per i poteri forti ossia l’amministratore delegato
Arthur Case. Con un gioco di parole “Quando scorre il sangue è il momento in
cui a New York qualcuno finisce in galera” e così, quando la storia sembra
arrivare alla conclusione il “caso” (Case) è chiuso.
Nessun commento:
Posta un commento