“IO & ANNIE” è forse il film più famoso di Woody
Allen. E a ragione.
La battuta è tutta affidata alla sagacia
di un sottile umorismo ebreo che rispecchia la realtà della classe media
newyorkese. C’è però la squisita variante del protagonista che esce da sé e
trascina lo spettatore nel racconto.
Visto in retrospettiva, nel ciclo
dedicato agli anni Settanta, il colore è particolarmente interessante se
rapportato all’ambientazione e si dovrebbe quindi confrontare con quello di
altre commedie del genere come ad esempio “Autumn in New York” con Richard Gere
e Winona Ryder.
I passaggi narrativi sono trasversali,
tagliando il tempo e lo spazio in due sezioni che potremmo definire “Prima di
Annie” e “Dopo Annie”. Alvy Singer è un comico da night club che viene lasciato
dalla fidanzata, Annie Hall, dopo una relazione di un anno. Ripensare alle fasi
del loro amore è come ripercorrere in chiave psicanalitica un momento della
vita, rivalutando anche il “prima” ossia il matrimonio con Allison, mentre un’altra
prospettiva – lo schermo si divide a metà quando i due parlano contemporaneamente
con i loro terapisti – consente di vedere le cose dal punto di vista che
dovrebbe essere sarcasticamente femminile ma risulta in effetti umoristico come
le gag di Migone con Claudio Bisio ai bei tempi di Zelig ( e il nome del
programma è un chiaro omaggio ad Allen!)
I cognomi non possono essere casuali:
Hall come ingresso in un mondo diverso, quello delle donne ma anche quello
della cultura medio-borghese; Portchnik a idicare un’origine immigrata probabilmente dall’Europa
dell’Est oltre a voler ricalcare un suono buffo come la città di Pokipisie nel
distretto di New York serviva da mantra rilassante a John nella serie “Ally
McBeal”; Singer non tanto e non solo come “cantante” – che è l’occupazione di
lei e non di lui – quanto come tipico cognome che non lascia dubbi sull’origine
ebrea del personaggio.
Ottima l’interpretazione di Diane
Keaton, che dovrò seguire in Ruth e Alex per trovare una pietra di paragone, e
che ha vinto un Golden Globe come miglior attrice sotto la regia da Oscar di
Allen.
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