giovedì 15 settembre 2016

BAMBINI DI FERRO Viola Di Grado


 
Nave di Teseo, 249 pp.

 

I bambini di ferro sono gli issendai, i desideranti considerati impuri nella mitologia buddhista,ragazzini cresciuti in un esperimento di Accudimento Artificiale. Nel futuro, il Giappone tenterà una via scientifica alla creazione di genitori perfetti ma un virus contamina i robot e qualcosa va storto. Oggi si stanno portando avanti sperimentazioni del genere costruendo dei badanti bionici per anziani, per ovviare al problema dell'invecchiamento della popolazione nipponica e già il “dio dei manga” Osamu Tezukasi era interrogato sul risvolto umano della robotica con la sua opera più nota “Astro boy” e tale riflessione proseguiva in numerosi altri fumetti., come anche il tema della meccanica applicata all'uomo. Yuki Yoshida risente della falla del sistema e non riesce a provare sentimenti come qualsiasi altra persona ma anche la coordinatrice, Sada, è fredda, incapace di provare del vero affetto.

 La nuova bambina portata all'istituto Gokuraku, Sumiko – la bimba dell'angolo  - potrebbe essere definita tecnicamente “autistica”: nata in una famiglia probabilmente disfunzionale, con genitori poco presenti e un fratello distante, è silenziosa, senza reazione emotiva se non qualche rara parola. Si è chiusa in sé per proteggersi come Kohina Ichimatsu, la protagonista di Gugure! Kokkuri-san, che si crede una bambola vivente.

Viola di Grado ha creato uno spazio asettico, futuribile e contrastante con la Kyotô tradizionale cui siamo abituati a pensare. L'istituto è un luogo di solitudini, diametralmente opposto al Hoshi no Ko, il collegio degli anni Settanta che è al centro di “Sunny” di Taiyô Matsumoto “Bambini di ferro” contiene tante inesattezze e ingenuità che vanno lette con un po' di senso critico per evitare di incappare nell'errore di prendere per oro colto le parole che invece, evidentemente, sono una cesellatura della lingua che richiama lo stile di Isabella Santacroce ma senza i suoi eccessi. Non è un saggio, ma mostra un correlazione tra schematicità rigida e religione. Gli inserti descrivono un Buddha – Siddharta – umano e sofferente che però possiamo paragonare alle madri sintetiche con i loro insegnamenti indotti mentre l'amore materno diventa quasi come una droga che i disperati cercano nei vicoli, nei locali e sotto i ponti.

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