venerdì 16 settembre 2016

MIA AMATA YURIKO Antonietta Pastore


“Mia amata Yuriko” è una storia d'amore ma anche una straordinaria testimonianza del Giappone all'epoca della guerra. In particolare, le pagine dedicate a Hiroshima sono forti, toccanti, intense senza essere sdolcinate. La vicenda è incredibile dal nostro punto di vista occidentale ma rispecchia gli usi nipponici di quel periodo: gli incontri combinati, l'obbedienza ai genitori, la posizione della popolazione nello sforzo bellico. Yuriko è la sorella della suocera di Antonietta ed era sposata con un militare della Marina; la loro è una grande intesa ma qualcosa non va e, finito il conflitto, con il Paese in ginocchio, i nodi vengono al pettine e il segreto verrà svelato solo in una lettera, quarant'anni dopo. Lo stile della Pastore è asciutto e lieve, con un'aura di giapponesità che fa sembrare tradotto il romanzo. L'autrice è una sorta di antropologa che con sguardo partecipante coglie le sfumature della cultura nella quale si trova immersa, benvoluta dalla famiglia ma oggetto di curiosità per la gente. Certo negli anni Ottanta si era abituati agli stranieri ma non al fatto che fossero integrati nella società. Dopo “Leggeri i passi sul tatami”, questo è un libro più compiuto – anche se comunque fresco – che mi sento di accostare al filone asiatico di Amélie Nothomb per la ia (forse eccessiva) vena sintetica, mentre la parte sull'esercito mi pare completi ciò che si legge in “Una Storia per l'Essere Tempo”
 
 

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