La famiglia di Shingo va in pezzi, fino a
trasformarsi in un oganismo disfunzionale, diviso in tre gruppi: Shingo e la
moglie Yasuko – i vecchi – simili quasi per natura; Fusako e le sue bambine,
che vivono in un mondo diverso come se si fossero costruite un muro di
benessere per dimenticare un uomo lontano e sofferente; e poi Kikuko e Shuichi,
che vivono un momento difficile. Lui sta mantenendo un’amante, lei decide di
abortire. È la crisi dei valori confuciani. Shingo non può nulla di fronte alla
dissoluzione, guarda il mondo cambiare al ritmo delle stagioni e con la
drammatica rapidità che solo la fine di un conflitto poteva imprimere a un
Paese piegato. In tutto questo, l’uomo si lega sempre di più alla nuora, in un
rapporto che da paterno si tinge di sfumature amorose – con il riferimento a un
“nespolo” dal sapore allusivo e simbolico quanto quello shakespeariano. Un
romanzo / elegia colto, delicato come pennellate di un dipinto tradizionale,
fine come un haiku e del quale noi Occidentali difficilmente riusciamo a
cogliere tutte le sfumature. Apparso nel 1949, all’indomani della fine della
Guerra, “Il Suono della Montagna” è uno dei capolavori del maestro Yasunari
Kawabata che mostra il compenetrare complementare della Natura nell’animo
umano, regalando sfumature di poesia anche nelle parti più cupe con passaggi di
rara bellezza.
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