martedì 6 dicembre 2016

CROCEVIA Yoshihiro Tatsumi




“Crocevia” è un'antologia di raccont grafici che mostrano la solitudine della vita nella grande città. Pubblicati in origine nel 1970 sul settimanale GARO, baluardo del movimento geki-ga, questi sei lavori del maestro Tatsumi sono un ottimo esempio del fumetto giapponese più adulto e indipendente, destinato a un pubblico maturo e in contrapposizione con la corrente mainstream. Se dovessimo cercare un paragone con il fermento culturale italiano, potremmo forse accostarlo al teatro-canzone di Giorgio Gaber. Sono gli anni della “Donna di Sabbia”, libro immortale di Abe Kobo trasposto in un premiato film nel 964. Nel romanzo si descriveva metaforicamente l'isolamento individuale patito nel “deserto di Tokyo”. Lo stesso vale per i disegnatori delle “immagini drammatiche” , cui Coconino dedica una raffinata collana, essenziale per conoscere un aspetto nascosto e interessante della cultura nipponica degli anni Sessanta e Settanta., il primo di quattro volumi che svelano gli snodi della crescita artistica di Tatsumu. Curioso cercare di stabilire se si possa tracciare un parallelismo tra questa raccolta e l'ultimo libro di Mario Vargas Llosa con lo stesso titolo. Lo scrittore peruviano ambienta la sua nuova storia nella Lima di Fujimori ma il clima di isolamento urbano è forse simile
La maggior parte degli episodi ha il taglio autobiografico di “Vita ai Margini” summa totale dell'opera di Tatsumi con il taglio dolente e asciutto, ricco di sottotesti celati dal messaggio grafico- testuale. È una svolta nella nella carriera del mangaka che riaccende la sua passione per il geki-ga dando voce aireietti di una società che si vuole omogenea.

L'AUTORE

Yoshihiro Tatsumi (Osaka, 10 giugno 1935) è un fumettista giapponese ampiamente citato come iniziatore del genere di fumetti conosciuto come gekiga, termine coniato nel 1957.
Le sue opere sono state tradotte in varie lingue, e la casa editrice canadese Drawn and Quarterly ha avviato un progetto di pubblicazione in raccolte annuali della sua intera opera, iniziando dai primi lavori del 1969, a cura del cartoonist americano Adrian Tomine.
Tatsumi ha ricevuto il Japan Cartoonists Association Award nel 1972, mentre nel 2009, è stato premiato con il Tezuka Osamu Cultural Prize per la sua autobiografia, intitolata A Drifting Life. Per la stessa opera gli sono stati riconosciuti inoltre vari premi Eisner.
Nel 2011 è stato distribuito un lungometraggio d’animazione basato sulla sua vita e su sue alcune storie brevi. Il film, intitolato Tatsumi, è diretto da Eric Khoo

giovedì 3 novembre 2016

SHIRLEY Kaoru Mori


 
Kaoru Mori era ospite d’onore al cinquantesimo Lucca Comics. L’autrice, interessata alla Storia, presenta al festival una nuova opera- “Shirley” – ambientata nell’Inghilterra edoardiana (1091-1910). Bennett Cranley è una ragazza di ventotto anni che gestisce un locale nel centro di Londra. A casa sua c’è una giovanissima cameriera, Shirley Madison che ha solo tredici anni ma è molto brava e zelante nelle faccende di casa. La loro vita procede così, in maniera tranquilla e divertente, come se non mancasse nulla a questa piccola felicità. Ed in effetti è così perché Bennett non sembra pensare all’amore, fino a quando arriva un pretendente dal passato a turbare, almeno in parte, la perfetta unità che si era creata. “Shirley” è un vecchio lavoro della Mori, che lo tiene nel cassetto dal 2003 e che oggi lo pubblica con l’aggiunta dei capitoli che sono apparsi nel corso degli anni sulla rivista “Fellows!”. Il tratto è quello morbido al quale l’autrice ci ha abituati e anche il tema riprende il mondo delle maid già esplorato in “Emma”, ma con una connotazione storica lievemente diversa, che ricorda un po i fasti dell’inizio di “Downton Abbey”, anche se con un’estrazione sociale differente. Shirley è un personaggio al quale ci si affeziona: è dolce e carina, responsabile ma ancora bambina; Bennett Cranley è una donna emancipata per la sua epoca, che decide in autonomia del suo destino. Come sempre la mangaka ci regala un prezioso spaccato della condizione femminile nelle varie epoche con una particolare cura dei dettagli. Qui si potranno ammirare scorci della moda dei primi del Novecento e atteggiamenti tipici di quel periodo. Una lettura consigliatissima a chi ha amato Emma, ma anche a chi si accosta per la prima volta alla Mori, magari venendo dal grande romanzo vittoriano.

I fortunati che sono stati a Lucca, potranno leggere “Shirley” in anteprima e in una prestigiosa variant edition con la copertina virata al marrone dorato. Tutti gli altri dovranno aspettare la fine di novembre per acquistare il volume con la copertina rosa.

 
 

venerdì 30 settembre 2016

SEI SEMPRE STATO QUI Eugenio Gardella



 
 
Per avere un figlio, Eugenio e Roberta affrontano un percorso doloroso, fatto di perdite: tante interruzioni di gravidanza,il fallimento della fecondazione assistita. È come il percorso dell'eroe che modifica se stesso attraverso l'esperienza Arrivano a un limite che richiede un gesto di resilienza, ma la capacità di assorbire il dolore senza spezzarsi porta  una grande crescita interiore. Dunque la saudade, la malinconia per qualcosa che poteva essere e non è stato, corrisponde agli appigli di quelle vie di roccia che Eugenio esplora interrogandosi sulle proprie possibilità dopo un intervento di ernia cervicale, sulle possibilità di essere padre dopo essere staro figlio e la possibilità di stare accanto a una donna che diventa madre.  Solo alla fine si affidano all'incertezza dell'adozione e approdano alla magica avventura di essere genitori volando dall'altra parte del mondo per incontrare Mario un bambino cambogiano di tredici mesi che, con la sua speranza, completa l'idea di famiglia. È un viaggio nello spazio e nel tempo, un regalo che non avrebbero avuto seguendo “il metodo tradizionale” . Non c'è differenza tra l'adozione e la paternità biologica: in tutti e due i casi si tratta di un piccolo marziano che piomba nel tuo mondo senza che ci siano istruzioni per l'uso, qualcosa che h  che fare con il lavoro manuale e con lo sforzo disciplinato della scrittura. Nel caso di Gardella c'è un elemento in più: il cammino verso l'ignoto di una cultura altra, la sensazione di una cesura violenta che però si trasforma istantaneamente in affetto istintivo. In genere si pensa all'emozione della maternità e non si considera il lato maschile, e per questo è un libro unico che coglie nel segno di un tema molto attuale, che tocca molte coppie italiane, segnate da leggi molto restrittive. Si intravede un'analogia tra il percorso verso la genitorialità e l'arrampicata, ma anche il cesellare la lingua ha un ruolo in questa storia, come Murakami l'aveva accostato all'arte di correre, per l'autocontrollo che occorre nel mettere in fila le parole giorno dopo giorno. Ed Eugenio lo fa: legge i miti nordici, inventa storie, scrive le sue impressioni su un taccuino.

Dal punto di vista stilistico, le anafore tornano spesso dando ritmo, ma la ripetizione delle prime parole di una frase spezza un po’ il flusso di una vicenda davvero magica e toccante, lontana dai sentimentalismi che il “mettersi in piazza” può portare. Non una storiella mielosa alla Garamellini dunque, ma piuttosto un’invenzione autobiografica cesellata nella lingua con un lavoro di scalpello, che porta all’universalizzazione dei personaggi e della vicenda, dei luoghi e del tempo. C’è poi un modismo particolare dell'autore: la locuzione introduttiva “Succede poi che ...” che frastaglia un po’ l'unità del periodo, ma ha la precisa funzione d’inserire il protagonista nel suo presente.

È un buon esordio, con temi interessanti, intensi e mai banali. Gardella ha saputo costruire una bellissima storia d’amore basata forse ancora troppo su dati di realtà ma che ha ottime potenzialità. Sicuramente sentiremo ancora parlare di questa nuova voce della narrativa genovese.

IL SUONO DELLA MONTAGNA Yasunari Kawabata


 

La famiglia di Shingo va in pezzi, fino a trasformarsi in un oganismo disfunzionale, diviso in tre gruppi: Shingo e la moglie Yasuko – i vecchi – simili quasi per natura; Fusako e le sue bambine, che vivono in un mondo diverso come se si fossero costruite un muro di benessere per dimenticare un uomo lontano e sofferente; e poi Kikuko e Shuichi, che vivono un momento difficile. Lui sta mantenendo un’amante, lei decide di abortire. È la crisi dei valori confuciani. Shingo non può nulla di fronte alla dissoluzione, guarda il mondo cambiare al ritmo delle stagioni e con la drammatica rapidità che solo la fine di un conflitto poteva imprimere a un Paese piegato. In tutto questo, l’uomo si lega sempre di più alla nuora, in un rapporto che da paterno si tinge di sfumature amorose – con il riferimento a un “nespolo” dal sapore allusivo e simbolico quanto quello shakespeariano. Un romanzo / elegia colto, delicato come pennellate di un dipinto tradizionale, fine come un haiku e del quale noi Occidentali difficilmente riusciamo a cogliere tutte le sfumature. Apparso nel 1949, all’indomani della fine della Guerra, “Il Suono della Montagna” è uno dei capolavori del maestro Yasunari Kawabata che mostra il compenetrare complementare della Natura nell’animo umano, regalando sfumature di poesia anche nelle parti più cupe con passaggi di rara bellezza.

martedì 27 settembre 2016

KAGAMI GA KITA -- LO SPECCHIO Rumiko Takahashi


 
 
Kagami ga kita – Lo Specchio” fa parte del “Rumic World”, l'antologia di storie brevi di Rumiko Takahashi. È qui che la “Principessa del manga” dà il meglio, creando una galleria di personaggi unici e divertenti con un pizzico di sovrannaturale come solo lei sa fare. Nelle serie lunghe spesso la vicenda diventa ripetitiva e “Rinne” è una ripetizione del popolare “Inuyasha”(1996); ma qui l'autrice sfoggia fin troppo il dono della sintesi: si vorrebbe leggere qualcosa in più sui ragazzi con lo specchio purificatore sulla mano o sul fumettista e la sua bambola che scaglia piccole e grandi maledizioni. C'è tanto materiale e a volte i racconti lasciano insoddisfatti, con la sensazione che i vorrebbe qualcosa di più, come avviene nella narrativa non disegnata. Ad esempio “Lo specchio” storia di due ragazzi che purificano il male attraverso lo specchio che hanno sul palmo della mano darebbe un ottimo spunto per un fumetto shônen mentre “Revenge Doll” ha alcuni elementi che ricordano “Death Note” ma con il tratto inconfondibile della nostra amata mastra. Sicuramente è il folclore giapponese a fornire una fiorente base per questo genere di short ma si distingue un'inventiva e uno stile unico e riconoscibilissimo – i fan noteranno alcune somiglianze tra i protagonisti maschili e i personaggi più famosi. “With Cat” è la declinazione ironica dell’amore letterario – nipponico e non solo – per i felini, che meriterebbe una digressione a sé: “Ushio e Tora” con un pizzico di “La ricompensa del gatto”; e infine il titolo più strambo, “Un fiore carino” storia di un fiore che dovrebbe essere attraente ma che la diretta interessata trova puzzolente.  Il volume è impreziosito da bellissime tavole a colori e dal finale intitolato “My Sweet Sunday”, scritto nel 2009 a quattro mani con il grande Mitsuru Adachi per festeggiare il cinquantennale di Weekly Shônen Sunday.

Un volume imperdibile per chi già ama la Takahashi ma anche per chi vuole avvicinarsi al mondo inconfondibile di questa grande autrice.   

mercoledì 21 settembre 2016

WISH YOU WERE HERE - SYD BARRETT E I PINK FLOYD Deninotti / Lenci


"Wish you were here” racconta i primi anni di una band che ha fatto la storia del rock, i Pink Floyd – così celebri che persino il sistema di scrittura automatica del PC li conosce! Sono gli anni della formazione quando quattro geniali ragazzi inglesi si incontrano e danno vita a un nuovo progetto. È qualcosa di inedito, mai sentito, che presto andrà sotto il nome “psichedelica”. Per rendere l’atmosfera onirica, Luca Lenci  sceglie tavole virate al rosa e un disegno nervoso, che trasmette bene anche il suono oltre che l’azione. Eccoci nella piovosa Londra, ecco le note storte di “Apples and Oranges”; e poi i dischi solisti di Syd Barrett, la sua mente caleidoscopica e la sua arte che non è solo votata alla musica ma anche alla pittura, in un humus culturale fertile d’idee. Dal 1965-69 c’è fermento nella capitale inglese. È anche il periodo d’oro dei Beatles, quando esce “Sgt. Pepper” e il mondo impazzisce per la filosofia indiana e i viaggi lisergici. È qui che si perde Syd, in un labirinto privato di sogni e d’incubi che lo porterà lontano dalla società. Com’è successo? Perché si è ritirato? Perché gli altri lo hanno lasciato solo? Domande senza risposta che lasciano discordia persino tra i biografi e alle quali Deninotti non tenta di rispondere concentrandosi più sull’aspetto artistico / pubblico che su quello umano ed emotivo.

È un bel libro per chi già conosce i Pink Floyd e vuole aggiungere una chicca alla propria libreria, consigliato però anche a chi ama le graphic novel e vuole accostarsi al questo pezzo della storia del rock
https://youtu.be/iJSIazpQZRg

venerdì 16 settembre 2016

MIA AMATA YURIKO Antonietta Pastore


“Mia amata Yuriko” è una storia d'amore ma anche una straordinaria testimonianza del Giappone all'epoca della guerra. In particolare, le pagine dedicate a Hiroshima sono forti, toccanti, intense senza essere sdolcinate. La vicenda è incredibile dal nostro punto di vista occidentale ma rispecchia gli usi nipponici di quel periodo: gli incontri combinati, l'obbedienza ai genitori, la posizione della popolazione nello sforzo bellico. Yuriko è la sorella della suocera di Antonietta ed era sposata con un militare della Marina; la loro è una grande intesa ma qualcosa non va e, finito il conflitto, con il Paese in ginocchio, i nodi vengono al pettine e il segreto verrà svelato solo in una lettera, quarant'anni dopo. Lo stile della Pastore è asciutto e lieve, con un'aura di giapponesità che fa sembrare tradotto il romanzo. L'autrice è una sorta di antropologa che con sguardo partecipante coglie le sfumature della cultura nella quale si trova immersa, benvoluta dalla famiglia ma oggetto di curiosità per la gente. Certo negli anni Ottanta si era abituati agli stranieri ma non al fatto che fossero integrati nella società. Dopo “Leggeri i passi sul tatami”, questo è un libro più compiuto – anche se comunque fresco – che mi sento di accostare al filone asiatico di Amélie Nothomb per la ia (forse eccessiva) vena sintetica, mentre la parte sull'esercito mi pare completi ciò che si legge in “Una Storia per l'Essere Tempo”