mercoledì 17 dicembre 2014

ANIME BALTICHE


Iperborea, 501 pp., 19 €

Oggi parliamo spesso di “Europa unita” ma continuiamo a non conoscere i nostri vicini. Le neo-ammesse Repubbliche Baltiche sono l’ultima frontiera prima del blocco russo e per noi sono solo un vago mistero, luoghi suggestivi ma in fondo grigi. Il viaggiatore e biografo olandese Jan Brokken ci dimostra che non è così: Estonia, Lettonia e Lituania hanno sempre avuto un panorama vivacissimo e vario.




Mikhail Einstein - Riga


Tallinn


Vilmius
 
 
 

 Nel suo tour, lo scrittore riscopre e ci regala grandi personaggi che su quelle terre fredde si sono formati: Hannah Arendt e Romain Gary, Arvo Pärt e Mark Rothko; e poi tanti altri che si sono incrociati senza toccarsi in quel puzzle d’identità linguistico-culturali nato da molteplici influenze, con la Germania e la Polonia da un lato e l’Unione Sovietica dall’altro e l’ebraismo come tratto comune.


Hannah Arendt
 
Arvo Part

 http://youtu.be/tdoafPTSQpE


Mark Rothko

 
 
 
 
 Ci sarebbe abbastanza materiale per un romanzo ricco d’avventure ma “Anime Baltiche” non è una storia di fiction quanto piuttosto un intreccio corale di voci reali. Come un Chatwin del Nord con più talento narrativo e meno supponenza, l’autore ripercorre i sentieri del passato per riportare aneddoti e frammenti che molti hanno dimenticato, nomi cambiati decine di volte nel corso dei secoli e che sono stati relegati ai margini della Storia ufficiale. Ci si sposta su una cartina che, per noi occidentali, resta confusa ma ogni ritratto ha un fascino che rende umani i protagonisti, mettendo al contempo in luce il senso di frattura che aleggia, perché sembra che gli anni della diaspora e poi la repressione così incredibilmente vicina abbiano rinforzato il senso di appartenenza di questi popoli.

martedì 9 dicembre 2014

ACQUEFORTI DI BUENOS AIRES Roberto Arlt


Del Vecchio Editore, 291 pp., 15 €


 
Le “Acqueforti di Buenos Aires” sono piccoli ritratti di una città che cambia. Roberto Arlt è uno scrivano-fotografo che, prima di cesellare i suoi articoli scendeva in strada e descriveva le figure tipiche di una nuova urbanità: il commerciante, l’indolente, l’emigrato appena sbarcato, il giocatore. Il risultato è una serie di cammei tracciati con sagacia dallo sguardo di un outsider e apparsi sul quotidiano “El Mundo” nel 1933. L’autore non risparmia nessuno nella sua critica ironica della nuova società e, con i suoi strali, blocca un momento, un quadretto o un modismo caratteristico. Il primo rimando è quindi alle “Fotografie” di Rodolfo Walsh, ma c’è anche qualcosa dell’attenzione linguistica di Roberto Fontanarrosa in questi articoletti mordi-e-fuggi.
Ed ecco il pregio e insieme il limite di questa raccolta: da un lato è possibile piluccare i singoli brani come piacevoli intermezzi che mettono in luce i nostri stessi difetti; dall’altro la godibilità non regge a una lettura più prolungata e la sequenza perde un po’ di forza man mano che si procede. Inscrivendosi in un nutrito filone di giornalisti umoristici latino-americani – e rio platensi in particolare – Arlt non arriva alle vette del racconto di costume toccate da altri scrittori del genere, basti pensare alle istantanee narrative di Dorothy Parker sul “New Yorker”.


 
 
Acqueforti” può quindi essere inteso come completamento di un corpus ricco e interessante che va dal romanzo alla al teatro e che ha impressionato giganti letterari come Jorge Luis Borges. Come sempre, ottima l’edizione di Del Vecchio che concede spazio alle note e apre una finestra curiosa sul mondo della tradizione.


  

lunedì 1 dicembre 2014

KIKU-SAN La moglie giapponese


Pierre Loti
O barra O, 176 pp., 14 €


 
L’Ufficiale Pierre Loti sbarca in Giappone nel 1885. Da circa vent’anni il Paese asiatico è stato forzatamente aperto ai commerci con l’Occidente e il porto di Nagasaki non appare molto diverso da qualsiasi altro, agli occhi di un europeo. Eppure per tutta l’estate della sua permanenza nel Sol Levante resta nel proprietario di questo diario un senso di straniamento che non si può spiegare con il semplice orientalismo che proprio in quel periodo, in Francia, stava conquistando artisti e intellettuali. C’è qualcosa di profondamente differente nell’Arcipelago, una delicata eleganza ricercata e insieme spontanea che nasce dalle piccole cose e che recentemente Leoanard Koren ha sintetizzato nelle sue note sul wabi-sabi quale fondamento dell’estetica nipponica. Si tratta di una qualità immateriale che richiama il Vuoto; lo stesso concetto sul quale si sofferma Loti, lo stesso che volevano catturare Ozu e Wenders nei loro film.  Nelle pagine di questo libro, il personaggio cerca un contatto: appena arrivato, prende con sé una ragazza del posto e nel triangolo tra lui, Crisantemo e Yves, ci sarebbero gli ingredienti per un dramma sentimentale, se la vicenda non si svolgesse in un clima sempre misurato.
 
 
Molti detrattori hanno criticato lo sguardo esotizzante dell’autore e il suo atteggiamento “da colonizzatore” ma bisogna riconosce che il marinaio non si presenta come esperto etnografo. È un viaggiatore che attraversa una cultura Altra e, pur partendo da parametri di riferimento distorti che lo rendono impermeabile, tenta di penetrarne il mistero. Ancora oggi i fraintendimenti sono inevitabili: basta sfogliare i libri di MacFarlane o di Carey per rendersene conto. “Kiku-san” è interessante sia per la testimonianza storica, sia per il suo stile dal tocco impressionistico.




 
Inevitabilmente tornano in mente la Madame Butterfly di Puccini - e la splendita trasposizione grafica di Lacombe, in questi giorni in mostra in Messico -, la Mousmé (!) (signorina) di Van Gogh - ispirata proprio a Kiku - le foto tenui della Scuola di Yokohama e forse anche le bambole di Hatsuko Ôno, dato che agli occhi dello straniero le giovani rimangono dei giocattoli graziosi, piccoli e fragili ma superficiali.