lunedì 24 novembre 2014

HANOI Adriana Lisboa


 
In una società multiculturale non esistono riferimenti monolitici e l’identità dipende da una combinazione di fattori. I personaggi di Adriana Lisboa nascono da queste poliedriche combinazioni culturali e s’incontrano sul piano della condivisione psicologica, all’interno del tessuto tipico del melting pot statunitense. David, figlio di un immigrato brasiliano e di una messicana, conosce Alex, una vietnamita di seconda generazione, nel giorno in cui gli viene diagnosticato un cancro. Inizia qui un duplice percorso, all’apparenza divergente: da un lato lui si distacca dal mondo materiale; dall’altro sembra assaporare gli affetti famigliari, nel momento in cui sa di doverli perdere. La sua vicenda e quella della ragazza s’intrecciano, trovando dei punti di contatto nel senso d’incompletezza che deriva dallo sradicamento e dalla difficoltà d’inserirsi in Paese respingente. “Hanoi” analizza le implicazioni soggettive dello stesso sommovimento storico che è alla base della poesia di Huong Nguyen. Nel processo di accettazione /esclusione la città annamita diventa un luogo mitico, evocato nei ricordi dei vecchi che sono partiti dal Vietnam per cercare la fortuna. Il romanzo si sposta quindi su diversi piani, sia temporali sia spaziali grazie all’uso di registri linguistici alternati: l’inglese diventa materno per chi è nato su suolo americano, mentre il vietnamita assume un valore musicale fino a far dimenticare la semantica. Il microcosmo interiore, modificato dagli eventi, riverbera in comportamenti nei quali ognuno si può rispecchiare, leggendoli attraverso la propria esperienza.
 


 

giovedì 20 novembre 2014

MACONDO: THE WORLD OF GABRIEL GARCÍA MÁRQUEZ Fausto Giaccone


Solo fino a lunedì, al Palazzo Ducale di Genova saranno esposte le foto del reportage “Macondo: the world of Gabriel García Márquez”. L’intensità del bianco e nero di Fausto Giaccone mostra un mondo che è certamente magico ma che, davanti all'obiettivo, assume la concretezza della realtà. La Colombia caraibica della “Cuesta” ha un sapore esotico ai nostri occhi ma non si tratta di una visione falsata in senso deteriore come avveniva nei quadri di Ingres. Aracataca, Sucre, il Río Magdalena:  i luoghi prendono corpo, spessore e profondità; diventano set tangibili dell’immaginazione del lettore /osservatore concretizzando l’dea che sia necessario   “Vivere per raccontare”: così forse si perde parte del fascino della lettura ma si ottiene un effetto cinematografico nitido e pulito.

Il fotografo siciliano ha viaggiato in una regione difficile, tormentata da anni di complicati conflitti, nella quale presente e passato convivono su piani prospettici paralleli, sequenziali come scatole ottiche. Qui personaggi reali e fittizi si mescolano ai fantasmi in un’unica iconografia di massa che, se da un lato cerca d’interpretare la modernità, resta ancorata alla tradizione. Come ha sottolineato Juan Gabriel Vásquez, troppo spesso l’opinione pubblica dimentica i traumi recenti per incoronare nuovi eroi che improvvisamente e senza  volere diventano portavoce del sentimento dell’intera nazione. Le persone comuni – le anziane, i musicisti, le famiglie – sono coinvolte in questo processo che è sia centripeto che centrifugo. Protagonista assoluto è il Tempo come presenza immobile annidata nella densità delle ombre, nella capacità della macchina di cogliere la poesia della contraddizione.    


venerdì 7 novembre 2014

LE REPUTAZIONI Juan Gabriel Vasquez

Feltrinelli, 147 pp., 16 €



“Le Reputazioni” è un romanzo di presenze illusorie in cui i personaggi si costruiscono grazie all’interpretazione e non al dato oggettivo. In questo gioco, i nomi sono importanti ma allo stesso tempo secondari perché le identità si confondono, nascoste dietro il pennino o dietro al vetro di una sala di doppiaggio. Dalle pagine del giornale, le caricature di Javier Mallarino sono diventate la voce della Colombia, l’unica bussola – tagliente e ironica – per una realtà fatta d’inganni. Nei ricordi del disegnatore, i piani temporali s’intrecciano secondo una trama che ripercorre un passato incerto per trovare chiarezza nel futuro. Le vignette hanno una forma diretta e un linguaggio non immediato che riporta in qualche modo proprio alla poesia e Ricardo Rendón come Silva o come Antero de Quiental. 


Parole e tratti hanno il potere di plasmare l’opinione pubblica e di modificare la vita dei singoli individui, entrando nel racconto degli episodi privati e cambiandoli dall’interno: le immagini giungono rapidamente, si formano nel cervello, prendono corpo sulla carta e, come animate da una firma, si trasformano in qualcosa di reale e si muovono insieme alle persone e con il loro autore per le strade della città. Il dubbio genera gli scenari possibili in un processo che ha lo stile analitico di McEwan e la raffinatezza di Marías, senza lo stesso compiacimento colto della citazione farraginosa. Ogni elemento ricade in una precisa economia che fa iniziare la ricerca del protagonista con la comparsa improvvisa di una donna. Samanta Leal rievoca i frammenti di un evento shoccante, che il tempo e l’oblio avevano rimosso.