martedì 24 maggio 2016

I GUARDIANI DEL LOUVRE


Rizzoli, 19 €
Taniguchi ci regala un inno d’amore per l’arte, uno splendido volume a colori, un pellegrinaggio tra le sale del Louvre. La trama è simile a quella di “Memorie di Iris” di Keiko Ichiguchi. Il protagonista si ritrova in una realtà parallela, catapultato a stretto contatto con lo spirito delle opere che contempla, incontrando grandi pittori e intellettuali in un viaggio senza tempo. Chû Asai e Söseki Natsume ci fanno ritrovare il legame tra pittura occidentale e nipponica, mentre il riferimento a Vincent Van Gogh ci porta fuori, nella stupenda cornice naturale di Auvers-sur-Oise rivelando una fascinazione per l’ambiente, anche se qui resta in fase embrionale, senza arirvare agli estremi poetici di “L’olmo “ o “L’Uomo che cammina”. Anche con Kurosawa eravamo entrati un quadro, ma in quel caso il dramma era palpabile ed evidente. Nonostante le ottime premesse “I Guardiani del Louvre” non arriva alle vette di "Pepita" – insuperabile art book di Inoue su Antoni Gaudí – o “Gokusai” manga in cui compaiono diversi maestri tra cui spicca una totale identificazione tra il  personaggio principale e il grande olandese. Il disegno non è abbastanza accurato per rendere il tratto originale ei paesaggi e anche la storia è eccessivamente confusa e avrebbe meritato uno sviluppo più  lungo e articolato. Si nota l’attenzione dell’autore per l’uso dello spazio, per la divisione delle tavole che rende bene nel grande formato e per la gastronomia esplorata con la curiosità di un gourmet; Non si può certo bocciare del tutto un lavoro del sensei che ha trionfato ad Angoulême ma non lo si può consigliare come primo approccio a un corpus complesso.

venerdì 6 maggio 2016

FRANTZ E IL GOLEM




Orecchio Acerbo, 48 pp., 16.50€

“Frantz e il Golem” ha i suoi riferimenti in una storia classica delle leggende ebraiche, quella del gigante d’argilla senz’anima che fu creato nel ghetto di Praga per difendere la comunità dalle persecuzioni, ma ci sono degli interessanti echi visivi di questa figura nel panorama letterario e grafico a livello mondiale. Innanzitutto pensiamo a Frankestein, o meglio alla Creatura di Mary Shelley che molto aveva dell’umano ma non il dono della parola. Il Golem nasce dalla scrittura ma non può essere considerato completo perché gli manca la bocca e quindi il linguaggio. Spostandoci nel tempo e nello spazio troviamo diversi esempi di questa meccanizzazione nel fumetto giapponese, che dal concetto di esoscheletro ha generato un intero filone narrativo in ambito fantasy e fantascientifico: dal robot spirito di “Shaman King” fino a Litchi costruito dai ragazzi terribili del Club della Luce. è la purezza di una ragazza a fermare la furia distruttrice di un pupazzo spaventoso che, non avendo la Ragione, non possiede nemmeno il concetto di Bellezza ma ne può sentire gli effetti e i riverberi.  È qualcosa di opposto rispetto a un’altra coppia letteraria di corpi vuoti, che ancora unisce Europa e Sol Levante. Il cavaliere inesistente Agilulfo e Al, l’armatura di “FullMetal Alchemist” sono puro idealismo, ovvero esseri che tentano di esistere nonostante la loro immaterialità. Qui è il disegno di Maurizio Quarello a rendere le atmosfere buie e impalpabili della capitale ceca, in una risoluzione a temporale che ha tutta la brumosità del “c’era una volta” e che dà una profondità diversa, anche illustrativa, grazie a una serie di tavole che, pur essendo puntualissime, diventano anche il contrappunto di una serie più ampia di considerazioni aneddotiche ampliando il qui e ora in una serie di piani interpretativi diversi. Resta aperta una domanda: chi è Frantz? Il Golem non è solo una cosa plasmata dalle mani del Rabbi, ma è anche e soprattutto qualcosa che vive dentro di noi, il segreto stesso dell’alterità che si risolve nel dialogo.