giovedì 18 febbraio 2016

I GILLESPIE Jane Harris







"I Gillespie" riprende lo stile vittoriano di Collins Wilkie e, a tratti ne ricalca l a brillantezza nella composizione dei particolari che contribuiscono a creare un quadro complessivo con diversi punti di vista.  Tuttavia la scrittura risulta a volte piatta e non risulta coinvolte, anche se ha una buona ripresa nella seconda parte, dedicata alla controversia. Come nei classici del genere legal, l’ultima parola spetta ai giurati / lettori ovvero resta il dubbio sulla figura della protagonista, Harriet Baxter. Il suo incontro con Annie e Ned Gillespie è fatale: la famiglia diventa un suo rifugio in un momento difficile della sua vita e il rapporto d’amicizia si fa stretto, quasi al limite della morbosità che viene poi adombrata dalla tragedia. Tutti i personaggi hanno una relazione di esclusività possessiva gli uni con gli altri. Il romanzo di Jane Harris è prima di tutto un saggio sulla vita della donna alla fine dell’Ottocento in Inghilterra e in Scozia – con la contrapposizione tra un passato  fin de siécle e un presente datato 1933 – nonché un’attenta analisi del tessuto socio-culturale di Glasgow nel periodo dell’Esposizione, con il merito di riscoprire una congrega di artisti poco conosciuti ma pregevolissimi. È quindi un peccato che la scelta dell’immagine di copertina sia ricaduta su un pittore americano quando sarebbe stato meglio utilizzare ad esempio un quadro di Edward Atkinson Hornel. I riferimenti storici sono accurati e ben documentati e costituiscono, insieme alla descrizione minuziosa dei paesaggi urbani e semi-rurali scozzesi – specialità di Harris – il punto di forza della vicenda.