mercoledì 4 febbraio 2015

SEMPLICEMENE GUTIÉRREZ Vicente Battista


Voland, 174 pp., 15 €

Chi è Gutiérrez? Ghost writer per una casa editrice, scrive romanzi su commissione celandosi dietro un reticolo di pseudonimi e vive un’esistenza ordinaria, regolata dalle scadenze settimanali, le passeggiate salutari e una dieta spartana. La sua personalità sembra annullarsi e al contempo moltiplicarsi in questo dedalo, mentre lui colleziona in un ripostiglio segreto i suoi libri e li rifodera, soltanto per consegnarli a una sorta di oblio.  Nulla si sa del suo passato, che affiorerà – forse – nel romanzo autentico che pensa di presentare per meritare un posto tra gli autori conosciuti che hanno diritto a un nome e a una foto nell’ufficio del direttore; una verità che però già trapela inconsapevolmente tra le righe delle sue storie. È un uomo solo, che non ha amici se non l’immaginario contraltare dei suoi dialoghi filosofico-letterari. Sfiorando "Budapest" di Chico Buarque, la scelta linguistica di Vicente Battista – apprezzato in Argentina per la sagacia dei suoi racconti polizieschi, surreali quanto quelli di Chesterton - è volutamente ossessiva, basata sulla ripetizione, per accordarsi alla psicologia del personaggio che, nella banalità sistematicamente quotidiana, conserva un lampo di ribellione, un istinto al bisogno di consapevolezza: la sua ricerca degli oscuri “correttori” che giudicano, spiano e modificano il suo lavoro lo spinge a cercare il luogo nel quale essi si riuniscono. Sono figure inquietanti, leggendarie, talmente ligie alle norme da diventare sovra-costrutto della censura, esattamente come per i Ciechi di Ernesto Sábato, gli Invisibili di Haruki Murakami o i Signori Grigi di Michael Ende .