venerdì 6 maggio 2016

FRANTZ E IL GOLEM




Orecchio Acerbo, 48 pp., 16.50€

“Frantz e il Golem” ha i suoi riferimenti in una storia classica delle leggende ebraiche, quella del gigante d’argilla senz’anima che fu creato nel ghetto di Praga per difendere la comunità dalle persecuzioni, ma ci sono degli interessanti echi visivi di questa figura nel panorama letterario e grafico a livello mondiale. Innanzitutto pensiamo a Frankestein, o meglio alla Creatura di Mary Shelley che molto aveva dell’umano ma non il dono della parola. Il Golem nasce dalla scrittura ma non può essere considerato completo perché gli manca la bocca e quindi il linguaggio. Spostandoci nel tempo e nello spazio troviamo diversi esempi di questa meccanizzazione nel fumetto giapponese, che dal concetto di esoscheletro ha generato un intero filone narrativo in ambito fantasy e fantascientifico: dal robot spirito di “Shaman King” fino a Litchi costruito dai ragazzi terribili del Club della Luce. è la purezza di una ragazza a fermare la furia distruttrice di un pupazzo spaventoso che, non avendo la Ragione, non possiede nemmeno il concetto di Bellezza ma ne può sentire gli effetti e i riverberi.  È qualcosa di opposto rispetto a un’altra coppia letteraria di corpi vuoti, che ancora unisce Europa e Sol Levante. Il cavaliere inesistente Agilulfo e Al, l’armatura di “FullMetal Alchemist” sono puro idealismo, ovvero esseri che tentano di esistere nonostante la loro immaterialità. Qui è il disegno di Maurizio Quarello a rendere le atmosfere buie e impalpabili della capitale ceca, in una risoluzione a temporale che ha tutta la brumosità del “c’era una volta” e che dà una profondità diversa, anche illustrativa, grazie a una serie di tavole che, pur essendo puntualissime, diventano anche il contrappunto di una serie più ampia di considerazioni aneddotiche ampliando il qui e ora in una serie di piani interpretativi diversi. Resta aperta una domanda: chi è Frantz? Il Golem non è solo una cosa plasmata dalle mani del Rabbi, ma è anche e soprattutto qualcosa che vive dentro di noi, il segreto stesso dell’alterità che si risolve nel dialogo.   

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