domenica 14 settembre 2014

EMILY CARR: IL COLORE CHE SVELA LO SPIRITO DELLE COSE


L’AMANTE DEL BOSCO Susan Vreeland

Neri Pozza Editore, 362 pp, 14.50 €

 



A volte un romanzo è un buon pretesto per riscoprire aprire porte inaspettate. È ciò che avviene con “L’Amante del Bosco” di Susan Vreeland incentrato sulla figura della pittrice canadese Emily Carr , ispirata dalla maestosità delle foreste e dalla trascendenza della cultura dei nativi.
Totem Walk at Sikta
 
 Quando si legge un libro in cui compaiono personaggi realmente esistiti bisogna sempre considerarlo come una finzione, senza pretendere la precisione di un resoconto storico. La scrittura appassionata e appassionata trasmette la potenza dei colori della tavolozza: pennellate pure, tonalità non scientifiche ma alterate dalla percezione emotiva, composizioni in cui prevale il movimento. Il gesto creativo si fonde con l’urgenza comunicativa, mentre le antiche tradizioni delle Prime Nazioni traduce la vitalità di un mondo minacciato. Attraverso le linee – squadrate ma fluide – la deformazione che rende l’importanza gerarchica dei dettagli; grazie ai soggetti e all’alterazione percettiva, l’artista si trasforma in messaggera, portatrice di della trascendenza. Secondo Walt Whitman “Il minimo germoglio mostra che la morte non esiste” ed è con questa idea che la Carr si spinge nei luoghi più remoti di un’affascinante geografia, selvaggia quanto i Fauves francesi ma animata da una forza diversa, da un ritmo che nasce dal suo cuore e dal suono dei tamburi, più vicina al linguaggio  volumetrico del Gruppo dei Sette di Harris, Lismer e Carmichael.



Blue Sky
 
Le pulsioni sensoriali fisiche sono sublimate  nel desiderio di dipingere, fulcro centrale della vita. Nei disegni, negli acquarelli e sulle tele, l’individuo sembra quasi scomparire di fronte alla grandezza degli alberi ma in realtà le specie vegetali e i pali totemici racchiudono un mondo di storie, rappresentando i mutamenti psicologici e i tratti fondamentali del carattere. I boschi sono fatti di luci e ombre, toni chiari e toni scuri, saturazioni e contrasti. Tronchi e manufatti indigeni sono geometrie sconnesse, scosse dai cambiamento atmosferici. 
 

Reforestation

Incompresa dalla critica ma inevitabilmente legata al lavoro etnografico di Franz Boas con i Kwakiutl del Nordovest, Emily era dolorosamente consapevole di lavorare in un’epoca (tra il 1906 e il 1941) in cui lo sguardo antropologico sulle culture aborigene era asservito all’impresa colonialista.
A Skidegate Beaver Pole

Susan Vreeland indaga la tensione psicologica derivata da questa situazione in bilico tra la purezza dell’ideale e la necessità, anche narcisistica, di farsi conoscere per denunciare la gravità della situazione. Con l’airosità dei periodi, la sensibilità letteraria traduce le variazioni cromatiche del paesaggio, marcando il passaggio dagli spazi aperti (ma non incontaminati) del Nord America all’ambiente parigino.
 


Autumn in France
 


Emily cercò, infatti, nuovi orizzonti in Europa e trovò una crescita tecnica ed emotiva che poi applicò nell’amore panteistico per il territorio.
 Grazie alla distorsione iconografica del soggetto lasciando che luoghi e delle piante diventassero icone e metafore dei tratti caratteriali degli individui.




Kitwancool


 
 Indian Church


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