martedì 9 dicembre 2014

ACQUEFORTI DI BUENOS AIRES Roberto Arlt


Del Vecchio Editore, 291 pp., 15 €


 
Le “Acqueforti di Buenos Aires” sono piccoli ritratti di una città che cambia. Roberto Arlt è uno scrivano-fotografo che, prima di cesellare i suoi articoli scendeva in strada e descriveva le figure tipiche di una nuova urbanità: il commerciante, l’indolente, l’emigrato appena sbarcato, il giocatore. Il risultato è una serie di cammei tracciati con sagacia dallo sguardo di un outsider e apparsi sul quotidiano “El Mundo” nel 1933. L’autore non risparmia nessuno nella sua critica ironica della nuova società e, con i suoi strali, blocca un momento, un quadretto o un modismo caratteristico. Il primo rimando è quindi alle “Fotografie” di Rodolfo Walsh, ma c’è anche qualcosa dell’attenzione linguistica di Roberto Fontanarrosa in questi articoletti mordi-e-fuggi.
Ed ecco il pregio e insieme il limite di questa raccolta: da un lato è possibile piluccare i singoli brani come piacevoli intermezzi che mettono in luce i nostri stessi difetti; dall’altro la godibilità non regge a una lettura più prolungata e la sequenza perde un po’ di forza man mano che si procede. Inscrivendosi in un nutrito filone di giornalisti umoristici latino-americani – e rio platensi in particolare – Arlt non arriva alle vette del racconto di costume toccate da altri scrittori del genere, basti pensare alle istantanee narrative di Dorothy Parker sul “New Yorker”.


 
 
Acqueforti” può quindi essere inteso come completamento di un corpus ricco e interessante che va dal romanzo alla al teatro e che ha impressionato giganti letterari come Jorge Luis Borges. Come sempre, ottima l’edizione di Del Vecchio che concede spazio alle note e apre una finestra curiosa sul mondo della tradizione.


  

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