venerdì 8 luglio 2016

RAGAZZE DI CAMPAGNA Edna O'Brien


 
 
Scritto in pochi mesi, “Ragazze di Campagna” è il romanzo d’esordio di Edna O’ Brien e costituisce il primo capitolo di una trilogia dedicata alla crescita sentimentale della donna nella società irlandese. L’autrice scrive che nella sua casa – una fattoria nella Contea di Clare – c’erano solo libri di preghiera e annuari sulle corse dei cavalli.  Educata dalle monache fino a sedici anni, il libro trae spunto dall’esperienza autobiografica per mettere in scena la vita amorosa e la voglia di libertà di due ragazze all’inizio degli anni Cinquanta e fu accolto con grande clamore e scandalo in patria. Questo fa capire il clima e la mentalità dell’epoca: le restrizioni religiose e puritane accanto alla piaga dell’alcolismo che funestava molte famiglie. Caithleen e Baba sono giovani e hanno fame di vita, così la reclusione del convento va loro stretta ed elaborano un piano per farsi espellere: scrivere sconcezze sul retro di un santino. Solo questo basterebbe a sconvolgere i ben pensanti, ma si aggiunge anche la storia di Kate con un uomo sposato e più vecchio di lei. In tutto questo però la moralità rimane – è Brigitte la più sfrontata – e, almeno da parte sua sembra che questa sia il primo passo verso il vero amore. Anche se non c’è ancora la maturità di un rapporto adulto ma piuttosto la purezza dell’ideale che naufraga tragicamente lasciando una triste ferita. Alcuni critici paragonano la O’Brien a Colette e alla sua “Claudine”, ma Edna smentisce ogni similitudine perché, dice, la scrittrice francese era più “felice”. Nella descrizione cupa e severa del collegio si trova forse un parallelo con “Terra di Spezie” dell’omonima Kate O’ Brien che narra la storia di una ragazzina alto-borghese crescuita dalle suore. Si potrebbe arrivare a vedere quest’opera come un tutt’uno con “Ragazze di Campagna” e “Le ceneri di Angela” di Frank McCourt perché l’ambientazione geografica è pressoché la stessa e varia solo il ceto sociale dei protagonisti. In nessuno di questi volumi ci sono accenni espliciti alla violenza, ma risulta chiaro che una visione della fede tanto ristretta sia comunque coercitiva e condizionante,  in modo più soft rispetto al film  “La Malaeducatión” di Almodóvar ma quanto basta a creare un solco che dà forma la comunità.
 

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