sabato 23 luglio 2016

SE STASERA SIAMO QUI Cathrine Dunne



Maggie, Georgie, Claire e Nora: quattro donne unite dall’amicizia e da una vita che in parte è sempre stata condivisa, ma ci sono tanti segreti tra loro, tante cose irrisolte, come se la comunicazione fosse solo un esercizio superficiale. Il primo riferimento possibile è quindi in un certo senso obliquo e ci porta a Wisteria Lane, tra le casalinghe disperate di una nota serie televisiva americana. Il gruppo è strutturato come una curva di Gauss, Nora resta ai margini come punto più distante e “basso”, considerata noiosa e soprannominata “il Tafano”; Claire è “in alto”, troppo bella per le altre. Nel mezzo, Maggie e Georgie sono il prototipo della coppia indivisibile, tanto che ci si aspetterebbe quasi un rapporto saffico, che invece è espresso solo come puro affetto. Nel recensire “Se stasera siamo qui” di Cathrine Dunne vengono in mente due canzoni diversissime tra loro ma molto calzanti nel contesto. La prima è la sigla italiana del cartone animato di “Piccole Donne”; i primi versi dicono: “Quattro amiche, quattro stili, quattro animi gentili, quattro tipe in gamba –sì – come voi”. In realtà non ho trovato una buona caratterizzazione delle protagoniste, come se fossero tutte parte della declinazione di un modello unico, e gli animi non sono per niente “gentili” ma sempre macchiati di egoismo, come se non esistesse una razionalità a fare da barriera all’istinto. Paradossalmente, l’unica un po’ eccentrica è Nora – la più “normale”, che comunque raggiunge una personale soddisfazione nella casa e nella famiglia. Lei, che pareva la più piatta, è quella che mostra più sfaccettature e che può dire di aver incontrato la stabilità e l’affidabilità sentimentale. Le altre sono vittime di continue delusioni, mini-fallimenti ed esplosioni intime che sconvolgono le loro vite con continui colpi di scena e un finale che non si penserebbe possibile. Seguendo la letteratura al femminile della nuova Irlanda, sembra che questa sete d’amore – intesa come passione romantica – sia una costante nel discorso sulla donna contemporanea, in tutte le fasi della vita e soprattutto durante la mezza età. Veniamo alla seconda canzone, evocata dal titolo originale del libro: “At time like this”. Questo è il ritornello di “Times like these” dei Foo Fighters: “it’s times like these you learn to live again /it’s times like these you give and give again /it’s times like these you learn to love again/ it’s times like these time and time again” Una buona sintesi del nostro romanzo.

Nel complesso, lo stile è scorrevole adottando la forma di narrazione corale che affida ogni capitolo a una delle quattro ragazze. Nonostante questo espediente, il punto di vista risulta troppo univoco perché i background di partenza sono simili e in ogni voce riecheggia la convinzione femminista dell’autrice. Qui come in altre opere del genere, la conclusione è sempre la stessa: la donna è il “sesso debole” che non può sopravvivere lontano dall’uomo, o piuttosto dall’idealizzazione della relazione a due.

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