martedì 6 gennaio 2015

FRIDA KAHLO E DIEGO RIVERA

AL PALAZZODUCALE di GENOVA, fino all'8 FEBBRAIO 2015


 
Diego e Frida. Lui completamente aperto al sociale e al pubblico, lei rivolta all’introspezione, immersa in un universo privato. “Dipingo me stessa perché è ciò che conosco meglio”, ha scritto nei sui diari. Non si tratta di Surrealismo, ma di qualcosa di più profondo e intimo che rappresenta una solitudine condita di macabra ironia attraverso i rincorrersi dei simboli. La tradizione messicana a braccetto con una componente bianca derivata dal padre tedesco. A partire dal tragico incidente che le spezza la colonna vertebrale in tre punti e pregiudica per sempre la possibilità di essere madre, l’autoritratto diventa per Frida un bisogno ossessivo di indagare gli stati d’animo e i piccoli mutamenti di una vita quasi immobile. E poi il secondo “incidente”: l’incontro con Diego Rivera e l’amore travolgente che dà senso e disperazione a un’esistenza intera. I due sono complementari. Lui, artista già affermato, ha alle spalle gli studi accademici, i viaggi in Europa (in Italia e a Parigi), le influenze dei più grandi artisti di quell’effervescente debutto del secolo. Lei è un’autodidatta dalla tecnica imperfetta ma il suo stile rivela un’energia comunicativa non comune. La loro è una relazione basata sui sensi e sui colori, sull’immagine prima ancora che sulla condivisione.
 


Fin dall’inizio, i due si mettono in posa, diventando icone del loro tempo, oltre che portatori di una bandiera politica. Frida è la musa che compare in molti murales del marito, accanto a una miriade di altri personaggi, in un pantheon stratificato di significati ideologici; Diego è il centro dell’universo per la Kahlo, che lo trasforma in padre, madre, amante, idea fissa. Una carrellata di fotografie, scattate da grandi maestri dell’obiettivo – tra i quali anche Nickolas Muray che il Ducale sta ospitando con una monografica –, coglie immortala i coniugi insieme o separatamente inaugurando la logica mediatica dell’immagine pop.

 
 
 
 
La mostra del Palazzo Ducale di Genova – aperta sino all’8 di febbraio 2015 – esplora il rapporto tra le due voci più celebri dell’arte latino-americana proponendo una ricca selezione di opere di entrambi. Particolarmente interessante la sezione dedicata a Rivera, con numerosi lavori su tela, schizzi e un bel video che mostra i dipinti murali in tutta la loro imponenza. Si tratta perciò di un percorso complementare rispetto a quello dell’esposizione romana, che era invece incentrata sul lato femminile della coppia, spostando l’accento sull’aspetto psicologico dell’atto creativo. Il paragone tra le tappe italiane dell’evento sono possibili solo in parte, e forse per rilevare carenza dell’esposizione genovese: nonostante gli ottimi pannelli esplicativi, manca un riferimento diretto al corollario dal quale è germogliato il talento espressivo di Frida.  Ma  le brillanti conferenze, gli approfondimenti e  le proiezioni speciali colmano in parte questa lacuna. Unica pecca dunque è la carrellata di abiti tipici che Frida soleva indossare, ma la sfilata sui manichini nelle loro teche in piccolo spazio al finale appare troppo statica.
 
 
 

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