sabato 12 luglio 2014

LA VITA DAVANTI A SÉ Romain Gary


Neri Pozza, 214 pp., 11.50€

 

Romain Gary (al secolo Romain Kucew) è l’unico autore ad aver vinto due volte il prestigioso Premio Goncuort, scrivendo sotto pseudonimo o meglio, cambiando quasi identità e diventando Émile Ajar: con questa firma pubblicava “La vita davanti a sé”, tagliente e tenera ironia sulla vita nella banlieue parigina, luogo che non è già più francese pur apparendo nella topografia della Ville Lumiére. Nel 1970 del romanzo, le bruciature della sconfitta coloniale cominciava a tracciare in patria una linea di demarcazione tra i quartieri popolari “difficili” e i villini degli autoctoni. Quello di Momò, arabo e mussulmano cresciuto da un ex prostituta ebrea in una casa-rifugio, è un mondo al margine in cui non esiste la scansione convenzionale del tempo e le regole sono dettate dal cuore e da tradizioni lontane, in una mescolanza di voci e di personaggi surreali. Il primo livello d’approccio a questo particolare universo è il linguaggio, modificato dall’autore con una ricercata ingenuità infantile che vuole far riflettere sul falso mito dell’omogeneità (quel mito che il presidente Sarkozy aveva cercato di rilanciare e che gli antropologi della decolonizzazione hanno sempre messo in discussione). C’è poi il piano puramente descrittivo, che rimanda allo stesso contesto sociale delineato da N’Sondé in “Il morso del Leopardo” o nel film “Quasi Amici” di  Nakache e Toledano. Infine, c’è la trama: una storia d’affetto che trascende qualsiasi questione di genere o appartenenza culturale e che unisce il protagonista agli altri inquilini del palazzo e a Madame Rosa, la donna che si è presa cura di lui. Il degrado resta sullo sfondo, come una nota soffusa, meno incisiva che nei libri di J. T. Leroy (che ha in comune con Gary il gioco dei depistaggi onomastici) e sicuramente non dominante quanto in “Educazione Siberiana” di Lilin. S’intuisce una violenza che non è però fondamentale nel processo di crescita di Mohammed, forse a causa di uno stile che è peculiare della narrativa d’oltralpe, in cui l’atmosfera resta nostalgica come una foto di Robert Doisneau. Ogni pagina è toccata da un’amarcord agrodolce, che arriva al culmine con il viaggio immaginario di Madame Rosa in Israele, terra sognata più che reale.

Un racconto che entra dentro senza invasioni, consigliato soprattutto ai ragazzi che non hanno superato i trent’anni, ma che può diventare una pietra miliare anche per le persone più “âgées”.
 
Anche sul sito delle biblioteche di Genova:


http://www.bibliotechedigenova.it/content/la-vita-davanti-s%C3%A9

Nessun commento:

Posta un commento