giovedì 6 agosto 2015

INSIDE MAN di Spike Lee



INSIDE MAN di Spike Lee è un buon polizesco tirato, carico d’azione ma che risente un po’ (forse volutamente) dei cliché di genere, anche per via della fotografia con le luci virate ai toni freddi come in “C.S.I N.Y.”. Una rapina in banca: nel come c’è l’intoppo; e forse anche anche nel cosa dato che non è ben chiaro fino alla fine. Si parla di soldi ovviamente ma solo per inciso perché il vero obiettivo pare essere un altro: un fascicolo che coinvolge il fondatore della banca in loschi traffici con i naziati per lucrare sui diamanti delle famiglie ebree. Un peccato lontano ma, una volta venduta l’anima è impossibilw sfuggire ai propri peccati. Esattamente come avveniva in “Dolls” di Takeshi Kitano o nel Padrino  -  citato da Lee .
Il meccanismo interessante, che rende TUTTI SOSPETTATI,  è che i rapinatori fanno indossare agli ostaggi delle tute e delle maschere come le loro in modo da confondere le acque anche per lo spettetore, che poi ascolta le interviste dei singoli presenti e si fa un’idea insieme agli inquirenti. Il Deteective fraizer si ritrova a fare da nediatore (e Danzel Washington è un ottimo interprete di film di questo tipo) tra i criminali e le istituzioni mentre la società in toto sembra essere in discussione.Nel  2006, con i presupposti della crisi già chiari, il sistema finanziario appare corrotto fin dalle fondamenta e i cittadini non possono essere moralmente diversi dagli aggressori, che allora smettono di essere perseguibili. Un’ottima Jodie Foster nella parte dell’algida Miss White, che lavora per i poteri forti ossia l’amministratore delegato Arthur Case. Con un gioco di parole “Quando scorre il sangue è il momento in cui a New York qualcuno finisce in galera” e così, quando la storia sembra arrivare alla conclusione il “caso” (Case) è chiuso.  

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